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annalisa savonarola

La dipendenza da zucchero


Ti piace, lo desideri, e provoca ASSUEFAZIONE!

Stiamo parlando del saccarosio o zucchero bianco che, negli ultimi anni, è diventato oggetto di interesse di medici e nutrizionisti, in quanto il suo abuso sembra essere correlato a molti problemi di salute.

Negli ultimi decenni, il consumo pro capite di zucchero è aumentato in maniera esponenziale e questo per due motivi principali.

Il primo è che lo zucchero crea una vera e propria dipendenza: quando lo assumiamo, il suo livello nel sangue (glicemia) aumenta ed il pancreas produce insulina, l’ormone che causa abbassamento della glicemia, in quanto trasporta lo zucchero in piccola parte nel fegato (dove si accumula come riserva), nel muscolo (anche in proporzione al livello di attività fisica che si svolge) e tutto il resto lo converte in grasso. L’abbassamento repentino dei livelli di zucchero lancia segnali al nostro organismo, che lo richiede nuovamente … per cui, come spesso ripeto ai miei pazienti “zucchero chiama zucchero”!!!!

Maggiore è il quantitativo di zucchero che assumiamo, maggiore sarà l’insulina prodotta e la conseguente deposizione di grasso; inoltre, dopo essere sottoposto a continui alti livelli di insulina, il corpo inizierà a perdere la sensibilità nei confronti di questo ormone, per cui si instaurerà una patologia nota come sindrome metabolica (detta anche sindrome da insulinoresistenza), associata a diverse malattie croniche, quali ipertensione, diabete e dislipidemie.

Il secondo motivo per cui è aumentato il consumo di questo “veleno bianco” è che è presente praticamente in quasi tutti gli alimenti industriali che consumiamo…non solo in dolci, bibite gassate, cereali per la colazione, succhi di frutta, ma anche in cibi “insospettabili” come salse, sughi pronti, crackers e pane in cassetta, salumi e insaccati, yogurt e formaggi “light”, surgelati, panature e tanti altri. Si tratta della sostanza più utilizzata a livello mondiale nella preparazione dei cibi industriali, non solo perché è un blando conservante e aumenta l’appetibilità del prodotto, ma soprattutto perché crea dipendenza e assuefazione a livello cerebrale, grazie al rilascio di dopamina, al pari di molte droghe, per cui spinge il consumatore a “fidelizzarsi” verso i prodotti con aggiunta di zuccheri. I produttori di alimenti ne impiegano, inoltre, molte varianti: glucosio, destrosio, fruttosio, sciroppo di glucosio-fruttosio, maltodestrine e, solo attraverso un’attenta lettura delle etichette, saremo in grado di “scovarli”.

Mi sento in dovere di aprire una piccola parentesi su due di queste tipologie di zucchero, alle quali vi consiglio di stare molto attenti:

- Fruttosio: proprio lui, il fruttosio, lo zucchero della frutta! Molti lo credono, per questo motivo, più salutare dello zucchero e invece si sbagliano! Innanzitutto ingerito da solo stimola notevolmente l’appetito, ma è anche in grado di agire direttamente sul fegato, dando il via alla produzione di grassi (trigliceridi e colesterolo), portando alla steatosi epatica, malattia nota come “fegato grasso”. E’ vero che si tratta dello zucchero della frutta, ma le quantità presenti nella frutta sono minime, a fronte di un importante quantitativo di fibre , che ne attenua le conseguenze negative.

- Sciroppo di glucosio-fruttosio: si tratta di un dolcificante liquido, molto utilizzato nell’industria alimentare, composto principalmente da glucosio e fruttosio in percentuale variabili (se il contenuto di fruttosio supera il 50% si parla di sciroppo di fruttosio). In realtà, anche lo zucchero bianco è composto da glucosio e fruttosio, ma nello zucchero queste due molecole sono legate, mentre nello sciroppo di glucosio-fruttosio sono separate, per cui non solo il nostro fisico le metabolizza diversamente, ma si instaurano i danni causati dal fruttosio ingerito da solo, come detto in precedenza. Vi ricordo che si tratta di un dolcificante presente soprattutto in molti alimenti destinati al consumo da parte d bambini!

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di non superare una quantità di zuccheri semplici pari al 10% dell’introito calorico giornaliero. Ma moti di noi ne consumano più del doppio, se non del triplo….

Come possiamo, quindi, liberarci dallo zucchero? Trattandosi di una vera e propria dipendenza, la diminuzione deve essere graduale. Se lo eliminiamo di colpo, il corpo, in astinenza da zuccheri, lancerà segnali come stanchezza, malumore, mal di testa che, inevitabilmente, porteranno a ricercare nuovamente zuccheri e, quindi, al fallimento! Assumendo dosi sempre inferiori di zucchero, rispetto a come siamo abituati, il nostro corpo sarà in grado di riacquistare gradualmente certi gusti, ormai persi, e i cibi troppo “zuccherini” ci appariranno stucchevoli! Non dobbiamo bandire i dolci dalla nostra alimentazione, ma dobbiamo essere in grado di gestirne l’assunzione. Per appagare corpo e mente, ai miei pazienti, a meno che non soffrano di particolari patologie, concedo sempre un dolce a settimana, a patto che, per il resto della settimana ci si attenga ad un’alimentazione sana e bilanciata e consiglio sempre di preferire un dolce ricco di grassi (piuttosto che di zuccheri) in quanto hanno un minore impatto sulla glicemia e saziano di più!

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